Il lavoro di Felícia Fuster inizia a svilupparsi dai parametri di una figurazione espressionista, a risoluzioni astratte, elaborando segni e spazi autentici.
Figlia unica, fin da piccola visse circondata da utensili di ogni tipo, saracchi, chiavi, martelli, cerniere e altri oggetti simili che costituivano il suo divertimento principale: il suo mondo era certamente diverso da quello delle bambine della sua età. Nella sua famiglia tutto era attività e, in un certo modo, anche creazione visto che suo padre, Ramon Fuster, era appassionato delle radio a galena che lui stesso montava e il nonno materno, Rafael Viladecans, amava disegnare. La piccola Felícia eredita le due abilità: un’attitudine straordinaria sia per i lavori manuali e meccanici che per il disegno e la pittura. Il suo gioco preferito era una lavagna e dei gessetti colorati; la sua lingua era il catalano che parlavano i marinai e i pescatori del quartiere o i clienti del negozio. Ovviamente aveva anche altri passatempi, fra i quali un cane.
Felícia Fuster iniziò gli studi in una scuola privata femminile in via Jaume I e fu la maestra Teresa Calvet a scoprire le capacità e l’interesse per lo studio della piccola Felícia. Nell’anno scolastico 1932-1933, a soli 10 anni di età, era iscritta all’Istituto di Cultura della Donna, centro di riferimento per l’insegnamento fin dalla sua nascita, e si distingueva per un talento brillante e ottimi voti.
A quest’età, disegnava la natura così bene che viene subito notata dal professore di disegno, Josep Francesc Ràfols i Fontanals che la invita a frequentare alcuni suoi corsi presso la Scuola Dalmases. Sebbene si trattasse di corsi per studenti di Architettura che avevano il doppio della sua età, Felícia Fuster riuscì a seguirli senza problemi. Grazie a quest’esperienza Josep Francesc Ràfols i Fontanals diventò il suo mentore vocazionale e ne raccomandò vivamente l’ingresso all’Escola Massana de Arts i Oficis nonostante le difficoltà amministrative a causa della sua giovane età.
Felícia Fuster riuscì a conciliare gli studi superiori presso l’Institut Maragall con quelli d’Arte frequentando i corsi serali dell’Escola Massana dove studiava, fra le diverse materie, Pittura, Composizione e Incisione su vetro. Inoltre, riuscì a trovare il tempo per frequentare anche la nota Acadèmia Marshall, la scuola di Musica fondata da Enric Granados e Frank Marshall a Barcellona, dimostrando anche qui una predisposizione straordinaria per lo studio del pianoforte.
Durante la guerra civile, durata tre anni (1936-39), visse tra Castellterçol, nella casa dei nonni materni conosciuta anche come “Casal Felícia”, e Barcellona, dove riuscì a proseguire gli studi nonostante il momento d’incertezza e alcuni problemi di salute.
Felícia Fuster riuscì a terminare il liceo sostenendo l’esame di Stato solo nel marzo del 1942, in pieno Franchismo, riportando un distinto.
In seguito proseguì gli studi di disegno presso l’Escola Superior de Belles Arts de Sant Jordi e nel 1947 ottenendo il titolo di insegnante di disegno. Con i compagni della scuola va in viaggio di fine corso in Castiglia e con alcuni di loro crea un gruppo generazionale e avanguardista denominato Los Últimos (Gli Ultimi). Ne facevano parte: Manuel Díez, Jorge Esteve, Juan Rebled, José Santiáñez, Juan Sirvent e Felícia Fuster e si presentano pubblicamente con una mostra collettiva presso le Gallerie Syra di Barcellona nel maggio di quello stesso anno. Di quest’esperienza effimera rimane la curiosità, la voglia di imparare e progredire e l’amicizia come quella con Manuel Díaz con il quale manterrà un rapporto molto forte fino alla sua morte.
Nel 1949 Felícia Fuster partecipa all’Esposizione Nazionale di Arti Decorative a Madrid. Presenta dei lavori su vetro grazie ai quali ottiene la medaglia per la terza categoria. Nel 1950, a 29 anni, va per la prima volta a Parigi e l’anno successivo, nel 1951, decide di restare a vivere lì. Lavora come insegnante di spagnolo presso l’Accademia Berlitz, realizza diverse opere di incisione su vetro e dipinge foulard di seta.
Dopo il matrimonio, nel 1954, abbandona le lezioni ma continua a dedicarsi, anche se sporadicamente, alla creazione artistica e letteraria. Nel 1958 partecipa al Saló de l´Art Livre e l’anno seguente al Glass 1959, un’esposizione collettiva organizzata dal Corning Museum of Glass (a Corning, nello Stato di New York) con un vaso intitolato Vase che viene poi acquisito dal museo stesso.
Nel 1960 con il divorzio si prospetta per lei una situazione diversa. Tra il 1961 e il 1970 lavora intensamente presso prestigiose agenzie pubblicitarie (Agence Elvinger, Agence Young and Rubican). Decide di accettare solo lavori di carattere amministrativo e di gestione rifiutando la creazione grafica poiché ritiene che un lavoro creativo rappresenterebbe un ostacolo per un futuro ritorno al lavoro artistico. Per specializzarsi in materie che non conosceva e di cui aveva bisogno nel nuovo impiego, studia Economia e nell’ottobre del 1970 consegue il Diplôme d’Études Supérieures Économiques du Conservatoire National des Arts et Métiers. Man mano che la sua situazione economica migliora, può dividere il tempo tra il lavoro remunerato e quello creativo fino a quando, nel 1981, riesce a dedicarsi esclusivamente alla creazione artistica e letteraria.
Nel 1983 è fra i finalisti del premio di poesia Carles Riba con l’opera Una cançó per a ningú i trenta diàlegs inútils. Era scrittrice da sempre ma non aveva mai pubblicato i suoi scritti fino a quando un amico d’infanzia, l’archeologo Miguel Tarradell, le suggerì di presentare alcuni poemi al concorso Carles Riba e sebbene Felícia Fuster avesse dei dubbi alla fine decise di presentarsi.
Fra i membri della giuria vi era Maria-Mercè Marçal con la quale Felícia Fuster costruì una solida amicizia che si spezzò solo con la morte prematura della Marcal. Una cançó per a ningú i trenta diàlegs inútils è un’opera fresca, scritta in un catalano ricchissimo, che nasce dalla Barceloneta della sua infanzia e dalla canzone salvatiana. Il lirismo e le immagini marinare rappresentano un mezzo per esprimere l’emozione e il dolore della separazione. Nel 1987 vince il premio di poesia Vicent Andrés Estellés (Premi Ottobre svoltisi a Valencia) con l’opera I encara.
Oggi, la sua opera pubblicata è conosciuta in tutto l’ambito letterario. Le nuove generazioni di poeti e scrittori la considerano un referente, è stimata dalla critica e studiata in ambito accademico.
Parallelamente all’attività letteraria, da subito apprezzata, continuò l’opera pittorica che, paradossalmente, non ha ancora ricevuto la stessa considerazione nonostante l’innegabile qualità e originalità. La sua è una pittura di sperimentazione che evolve verso uno stile proprio e astratto da lei denominato Plurivisió; è una pittura astratta la cui particolarità risiede nel poter essere vista da varie angolature grazie ad uno strumento meccanico da lei brevettato che consente approssimazioni diverse a uno stesso quadro suggerendo così interpretazioni distinte.
Felícia Fuster nel corso della sua vita viaggiò molto, visitò l’Europa, l’Africa e l’Asia, ma usciva spesso dai soliti circuiti ufficiali e andava oltre ciò che era visibile al semplice turista. Fra tutti i suoi viaggi, due furono particolarmente importanti: quello in Giappone nel 1986 e l’altro in Cina nel 1995. Il fascino che sentiva per il Giappone e il grande interesse che in lei suscitava la sua tradizione poetica la spinsero a studiare la poesia giapponese fino all’estremo di intraprenderne la traduzione insieme a Naoyuli Sawada. Compose anche tanka e haiku (Postals no escrites, publicato nel 2001, è un libro che contiene unicamente questa strofa) e creò una strofa nuova, Passarel·les, ispirata alle strofe classiche giapponesi. Il viaggio in Cina, invece, realizzato nel 1995 per conoscere la cultura cinese e per partecipare alla IV Conferenza Mondiale delle Donne organizzata dall’ONU, si rivelò nefasto per la salute dell’artista. Fu contagiata da un virus che durante gli ultimi anni della sua vita, l’allontanò lentamente dall’attività creativa.
Quando Felícia Fuster andò in Cina era una donna matura ma con una salute e una vitalità straordinarie: dipingeva e scriveva con lo stesso entusiasmo con cui si occupava dei suoi beni. Al suo ritorno la sua vita cambiò radicalmente. Dopo diversi ricoveri più o meno lunghi presso vari ospedali per cercare di riprendersi, nel 2001 si trasferì in una residenza a Parigi dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Tuttavia, in questo periodo si recò a Barcellona in diverse occasioni per presentare alcune mostre sulla sua opera, per vedere gli amici e, nel 2006, per inaugurare la Fondazione Felícia Fuster. Felícia Fuster si spense a Parigi il 3 marzo del 2012.
L’ultimo gesto di generosità e di scommessa sul futuro di Felícia Fuster fu la creazione della Fondazione che porta il suo nome. Ha sede a Barcellona e si prefigge il triplice impulso che ispirava l’artista: aiutare i giovani che non hanno possibilità economiche, soprattutto quelli provenienti dalla Fondation Les Orphelins Apprentis d’Auteuil di Parigi, a realizzare studi superiori; aiutare giovani artisti a realizzare i propri progetti e aiutare, mediante l’accesso a dottorati o specializzazioni universitarie, studiosi della lingua catalana, siano essi linguisti, letterati o poeti, preferibilmente non residenti nel territorio spagnolo, al fine di promuovere il catalano all’estero.